martedì 10 aprile 2007

La storia: L'avventura onirica di Poliphilo


Polifilo comincia la sua storia, o meglio il suo sogno, descrivendo le prime ore del mattino quando all’improvviso si ritrova irretito in una selva oscura e pericolosa, nell’affannosa ricerca della sua amata Polia.
Cerca di liberarsi tra i rovi fino ad arrivare in una vallata dove una musica soave lo sorprende mentre cerca di pacare la propria sete in un ruscello. Così, quasi dimenticandosi dell'arsura e del suo smarrimento, parte alla ricerca dell’origine di questa musica ammaliante.
Ad un certo punto, stremato dalla stanchezza, si adagia sotto un albero frondoso, si addormenta e comincia a sognare nel suo sogno che si ritrova in un’amena vallata tra due montagne congiunte da una colossale struttura architettonica composta principalmente da una piramide sormontata da un obelisco.
Polifilo descrive le parti di quest’immensa costruzione, ammirando la grandissima capacità e perizia dell’architetto. La piramide colossale, il meraviglioso obelisco, ma anche un cavallo, un colosso supino, un elefante cavo nel suo interiore ed un arco trionfale. Misura l’incredibile simmetria che regna nell’edificio e tutti i suoi componenti, descrivendone i minimi dettagli.
Polifilo entra nell’edificio attraverso una bellissima porta finemente lavorata e, non appena inoltratosi all’interno, un terrificante drago appare alle sue spalle impedendogli ogni possibilità di tornare indietro.
Comincia così a correre a più non posso preso da un tremendo panico attraverso un buio tunnel. Per fortuna trova un’uscita e si ritrova di fronte un paesaggio bellissimo ricco di lussureggiante vegetazione.
Così descrive le bellezze del luogo fino a giungere innanzi ad una fontana incredibilmente elegante. È qui che incontra cinque ninfe che, sorprese di vederlo, lo invitano a farsi il bagno con loro. Polifilo incredulo le segue descrivendo nei più piccoli dettagli tutto ciò che lo circonda incluso la fontana. Così Polifilo nella fonte partecipa ad un’orgia con le ninfe.
Più tardi le ninfe lo conducono al palazzo della loro regina Eleuterillide che, ovviamente, descrive nei minimi particolari. Qui può ammirare dipinti i pianeti disposti in modo da ottenere l’armonia celeste delle sfere. Subito viene invitato a partecipare ad un banchetto organizzato in suo onore. Infine assiste ad un ballo eseguito come fosse il gioco degli scacchi.
Anche se con estrema vergogna per il suo aspetto da povero mendicante, si presenta alla regina la quale conosce già la ragione del suo viaggio, e così gli concede come guide due tra le più belle ninfe della sua corte, Telemia e Logistica, affinchè lo accompagnino nel resto del percorso attraverso il suo regno.
Telemia, che rappresenta il ‘cuore’, l’istinto, e Logistica, che rappresenta il ‘cervello’, la razionalità, lo conducono attraverso una serie di bellissimi ed originalissimi luoghi pregni di allegorie: un giradino di cristallo, fiori di diamanti, un labirinto d’acqua con pericolose torri. Al termine del percorso si trovano di fronte alle tre porte: Gloria Mundi, Gloria Dei e la centrale, Mater Amoris. La prima porta rappresenta i piaceri terreni, la seconda la spiritualità e la terza il raggiungimento della divinità attraverso l’amore, ‘vita voluptuosa’. Dopo aver incontrato i rispettivi guardiani decide di accedere in quella centrale, ‘aurea mediocritas’.

Non appena entrato, trova una bellissima ninfa che gli viene incontro per dargli il benvenuto. La descrive dettagliantamente, tanto viene colpito dalla sua avvenenza. Con una torcia accesa in mano, lo invita a seguirla. Polifilo si eccita e sente che si sta già innamorando di lei.
Polifilo ha la sensazione di conoscerla già ed effettivamente non si rende conto che lei è proprio la sua amata Polia che sta cercando dall'inizio del sogno. Lo conduce attraverso una gioiosa ed affollata processione di carri trionfali. Una folla di festanti ninfe e satiri ballando e suonando i più diversi strumenti musicali, dei e semidei si susseguono in una parata di carri trainati dai più incredibili animali come elefanti o unicorni; può ammirare addirittura il divo Giove sotto le sembianze di un cigno o lo stesso Eros.
Polifilo, nonostante si attardi nell’ammirare i carri ed i personaggi presenti, riflette sul fatto che si sia oramai innamorato di quella ninfa e che oramai Polia non significa più nulla per lui. Così decide di dichiarare il suo amore e così scopre la sua vera identità.
Polia lo conduce, accopagnati da molte altre ninfe, in un tempietto dove li attende una sacerdotessa. Polifilo viene invitato a spegnere la torcia di Polia nella fonte del tempio. Così inizia il rituale di unione tra i due giovani amanti. Vengono sacrificate tortore e cigni ed assistono ad un’apparizione di uno spiritello che rappresenta Cupido. Così Polia e Polifilo celebrano la loro congiunzione con al benedizione degli dei e della somma sacerdotessa.
Finito il rituale, uscendo dal tempio si ritrovano tra le incredibili vestigia di una grande civiltà oramai decaduta. Polia, sapendo che avrebbero dovuto attendere fino al tramonto, persuade Polifilo ad inoltrarsi da solo tra le rovine e leggere alcune delle epigrafi presenti tra gli antichissimi resti dei templi. In realtà Polifilo sta camminando nel cimitero degli amanti perduti.
Dopo averne lette varie, alcune molto poetiche altre commoventi e tristi, arrivato di fronte ad un’iscrizione che racconta il ratto di Proserpina, pensa che sia un segnale divino e che allontanandosi abbia perduto anche lui la sua amata. Spaventato torna correndo da lei, che nel frattempo si era seduta in riva al mare in attesa della nave chi li avrebbe portati all’isola di Citera per sugellare definitivamente la loro unione d’amore.
Quasi al tramonto arriva la barca condotta da Cupido e remata da ninfe che durante la traversata cantano con grandissima armonia insieme a Polia. Dopo aver descritto la nave ed il suo divino nocchiero che non riesce a guardare direttamente tanto è accecato dalla sua sacrale bellezza, giungono a Citera accolti da altre ninfe festanti.
I due amanti sono attesi da una processione trionfale. Polifilo è affascinato dall’isola, che descrive minuziosamente, e dai suoi magnifici giardini divisi da siepi concentriche. Vengono legati ai polsi e condotti fino al cuore dell’isola, in uno spettacolare anfiteatro nel cui centro si staglia una splendida fonte ed una tenda. Quindi, appare la divina Venere che ordina silenzio alla folla festante. La diva madre consegna Polia a Polifilo e Cupido procede nel porgerle due frecce, una d’oro ed una di piombo. Polia ha paura e Polifilo così, facendosi coraggio, prende la freccia dorata e squarcia la cortina. I due giovani si lavano nella fonte e vengono rivestiti, fino a quando arriva Marte che con fare guerresco si disfa della propria corazza e si congeda con Venere.
Allora la corte di ninfe e satiri accompagnano Polia e Polifilo alla sacra fonte, sepolcro del divino Adone. Le ninfe, intorno a Polia, la supplicano di raccontare la sua storia.
Così comincia il suo racconto, parlando delle sue nobili origini trevigiane e che, a seguito di una pestilenza, fa un voto e decide di entrare nell’ordine della dea Diana, rispettando la castità assoluta.
Così vede per la prima volta e per casualità in un tempio Polifilo, il quale si era innamorato follemente di lei ma, in obbedienza al suo voto, lo respinge.
Polifilo, consumato dal dolore dopo numerosi rifiuti, muore e Polia resasi conto di ciò che ha provocato, sviene e ha una visione, in cui scappa correndo fino ad essere portata via dal vento nel bel mezzo di una foresta dove assiste al massacro di due ragazze da parte di Eros punite per avere rifiutato l’Amore. Vede con orrore come i corpi delle due giovani vengono mutilati dal dio ed i pezzi inerti delle membra dati in pasto alle bestie della foresta. Così Polia, tornata in se, racconta tutto alla sua nutrice la quale le consiglia di lasciare il culto di Diana e dedicarsi a quello, più consono, di Venere.
Polia così torna nel tempio e trova Polifilo dove l’aveva lasciato ancora privo di sensi. Così lo bacia e miracolosamente ritorna in vita.
Polia conclude il suo racconto dicendo che alla fine si presenta al cospetto della grande sacerdotessa per confessare il suo amore per Polifilo.
Allora anche Polifilo racconta come al principio era stato trattato con crudeltà da lei che neanche si degnava di rispondere alle sue suppliche d’amore e alle lettere che le scriveva. E per questo arrivò a morirne. Racconta come il suo spirito abbandonò il suo corpo per vivere un’esperienza divina gratificante. Anche lui descrive il bacio di Polia al suo risveglio.

Finiti i racconti, Polia dichiara il suo amore corrisposto al cospetto della sacerdotessa.
Polifilo le pone una corona di fiori sul capo e le da un tenero bacio. Le ninfe a questo punto decidono di ritirarsi e lasciare gli amanti nella loro intimità.
Finalmente Polifilo e Polia sono soli, ma non appena si toccano le labbra lei svanisce nel nulla e Polifilo si desta dal sogno.
Triste per l’epilogo e amareggiato perché il sogno fosse durato troppo poco, meladice il sole che, invidioso, ha fatto finire la notte e tutte le sue speranze d’amore.
Ciò che resta è l’epitaffio nella tomba di Polia.

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